“Tutti possiamo contribuire a costruire la pace”, affermava Umberto Veronesi.
I Medici in maniera particolare.
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“Tutti possiamo contribuire a costruire la pace”, affermava Umberto Veronesi.
I Medici in maniera particolare.
Il Servizio Sanitario Nazionale italiano, pur essendo un pilastro fondamentale del nostro sistema di welfare, è da tempo afflitto da un problema cronico e pervasivo: le liste d'attesa per le visite specialistiche.
Una questione cruciale per la tutela della privacy e la salvaguardia dei dati sensibili dei cittadini italiani ha di recente trovato una soluzione definitiva. Grazie all'emanazione di un decreto correttivo alla riforma fiscale, è stato stabilito il divieto permanente di fatturazione elettronica per medici e odontoiatri nei confronti dei pazienti. Una decisione che rappresenta un significativo traguardo, frutto delle richieste e del lavoro della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) e della sua Commissione Albo Odontoiatri (CAO).
Nel 1975 l’Unione Europea muoveva i primi passi verso un mercato unico: tra le conquiste storiche, la libera circolazione dei professionisti sanitari segnò una svolta decisiva. Quella libertà – già sancita per merci, servizi e capitali – venne estesa ai cittadini dell’Unione che operavano in campo sanitario, grazie al reciproco riconoscimento dei titoli professionali. Un principio che permise a migliaia di medici, infermieri, odontoiatri e farmacisti di esercitare liberamente la loro professione in tutti gli Stati membri, abolendo i limiti nazionali.
Il recente Rapporto Annuale 2025 Istat restituisce una fotografia della salute degli italiani in chiaroscuro. Se da un lato aumentano gli anni di vita media – 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne – superando i livelli pre-pandemia, dall’altro si riducono gli anni vissuti in buona salute, soprattutto nel Mezzogiorno e tra le donne. Un dato che impone riflessioni urgenti e che il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, interpreta come un chiaro segnale di allarme.
La Corte di Cassazione ha ribadito, con la sentenza n. 40316 del 4 novembre 2024, un principio cruciale in materia di responsabilità medica: il Medico ha il dovere di discostarsi dalle linee guida quando le condizioni cliniche del paziente e le buone prassi mediche lo richiedano. Tale obbligo si configura in particolare nei casi in cui il rispetto delle linee guida risulti inadeguato rispetto all’obiettivo della migliore cura possibile per il paziente.