La violenza contro le donne non è soltanto un problema sociale e culturale: è anche, a pieno titolo, una questione di salute pubblica. Sempre più spesso si riconosce come i professionisti sanitari possano svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione, nell’individuazione precoce e nel supporto alle vittime. Il medico, infatti, è spesso uno dei pochi interlocutori esterni con cui una donna in difficoltà entra in contatto con regolarità.
Per molte donne che subiscono violenza, parlare apertamente è difficile: prevalgono paura, vergogna, sfiducia. Il contesto medico può offrire uno spazio neutro e protetto in cui sentirsi ascoltate senza giudizio. Un semplice colloquio, svolto con empatia e attenzione, può aprire spiragli importanti.
Riconoscere i segnali invisibili
Non sempre le ferite sono visibili. Molte forme di abuso – psicologico, economico, digitale, coercitivo – non lasciano segni immediati sul corpo. I medici, grazie alla loro formazione, possono cogliere campanelli d’allarme: un’ansia persistente, sintomi psicosomatici, racconti confusi, frequenti accessi al pronto soccorso. Anche una domanda posta con delicatezza, ma in modo diretto, può permettere di portare alla luce situazioni di rischio.
Un medico non si sostituisce alle forze dell’ordine né agli specialisti ed è proprio per questo che il suo ruolo è prezioso: può guidare la donna in un percorso di consapevolezza, spiegare quali sono le strutture competenti, indicare numeri utili (numero 1522), centri antiviolenza, sportelli psicologici. Fornire informazioni pratiche – come funzionano le reti territoriali, quali diritti ha la persona, dove può ottenere assistenza gratuita – può essere già un primo passo verso la protezione.
Il percorso per uscire dalla violenza non è mai immediato e richiede l’aiuto coordinato di più figure: medici, psicologi, assistenti sociali, forze dell’ordine, centri antiviolenza. Il medico può diventare il punto di raccordo iniziale, quello che aiuta la donna a non sentirsi sola e a muovere i primi passi verso una rete di sostegno.
Un gesto che può cambiare una vita
Anche se può sembrare poco, una domanda, un ascolto attento, un’informazione data al momento giusto possono davvero fare la differenza. Prevenire la violenza significa anche riconoscerla, parlarne, non far sentire la vittima abbandonata. In questo, i medici possono essere una presenza decisiva, umana e competente.