Certamente!
 Se continuiamo a considerare l’assistenza sanitaria solo come una spesa quando invece va considerata come un investimento.
È necessario cambiare il paradigma e il modo in cui concepiamo l'assistenza sanitaria: non più come un costo, ma come un investimento: la salute di un popolo costituisce la vera ricchezza di un Paese.
Secondo il rapporto del Censis, ogni euro investito nella sanità pubblica genera quasi due euro di valore della produzione e (sempre il Censis) ha dimostrato come la spesa sanitaria produce effetti positivi sull'economia, creando domanda, occupazione di qualità e sviluppo.
Investire nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si configura quindi come un investimento non solo sociale ma anche economico, che sostiene il PIL e l'indotto.
Il 10 luglio scorso ho partecipato a Roma ad una riunione di tutti i Presidenti di Ordine d’Italia e di numerosi Presidenti degli Ordini dei Medici Europei. Presenti Ministri della Sanità. 
 È stata firmata la Carta di Roma “La salute come investimento strategico”: il documento afferma un principio fondamentale e cioè che la salute deve essere riconosciuta non solo come un diritto individuale ma come un investimento strategico per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi.  
 E deve essere considerata una priorità strategica per i nostri paesi europei al pari della sicurezza, della energia, delle comunicazioni.
É necessaria una nuova vision da parte della classe dirigente del nostro Paese, ma forse chiedo troppo (ai nostri politici distratti):  una vision, quindi, nella quale la salute e il benessere della collettività - e quindi gli investimenti nel servizio sanitario - rappresentano uno strumento, una leva di sviluppo economico da sostenere e non come un mero capitolo di spesa, un costo.   
Come del resto avviene nei Paesi del Europa Occidentale.
Quello che è certo è che la sanità del futuro dovrà essere una sanità diversa da quella aziendalistica, in cui ogni individuo non si senta un numero, un estraneo, uno straniero ma una Persona accolta che possa affidare la propria salute ai professionisti, con fiducia, nel pieno rispetto della dignità che si deve ad ogni Persona.
Una sanità orientata e fondata sul rispetto del rapporto di fiducia tra medico e paziente, che sia garante del diritto di scelta del proprio medico da parte del cittadino.
Una sanità che non guardi solo alle prestazioni ma sia capace di prendersi carico dei malati, dei fragili e di chi ha bisogno...e che metta il cittadino nelle condizioni di poter liberamente decidere della propria vita.
Non esattamente i cambiamenti che ci sembra di osservare oggi.
O si fa finalmente una seria riforma (ascoltando anche i medici e chi ci lavora nella sanità) o si rimarrà con la sanità-azienda che ricalcherà sempre di più il modello americano: già ora circa 5 milioni di italiani rinunciano alle cure. Già stanno aumentando le Facoltà di Medicina private, che stanno preparando medici e infermieri funzionali alle logiche gestionali ed economicistiche delle holding assicurative che operano nel mercato della sanità…
Pensare a quale sanità vogliamo, vuol dire pensare al tipo di società che vogliamo.
La questione non è solo tecnica o per addetti ai lavori ma strategica e politica.
La domanda che rivolgo: La salute deve stare dentro o fuori dal libero mercato?
E il welfare deve essere accessibile a tutti quelli che ne hanno bisogno, equo, solidale o regolato dalle logiche della libera concorrenza del privato, probabilmente più attento ai profitti?
È tempo di dirlo con parole semplici comprensibili a tutti, anche a chi è rassegnato e ha smesso di votare.
