Il recente Rapporto Annuale 2025 Istat restituisce una fotografia della salute degli italiani in chiaroscuro. Se da un lato aumentano gli anni di vita media – 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne – superando i livelli pre-pandemia, dall’altro si riducono gli anni vissuti in buona salute, soprattutto nel Mezzogiorno e tra le donne. Un dato che impone riflessioni urgenti e che il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, interpreta come un chiaro segnale di allarme.

Il cuore del problema risiede nella crescente difficoltà di accesso alle cure. Il Rapporto Istat evidenzia che quasi un italiano su dieci ha rinunciato, nel 2024, a esami o visite specialistiche. Le cause principali? Le lunghe liste d’attesa (6,8%) e i costi eccessivi delle prestazioni sanitarie (5,3%). Una tendenza in preoccupante aumento: la rinuncia alle cure è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,9% nel 2024.

Questi numeri non sono solo statistiche: dietro ogni dato si celano storie di cittadini che, per mancanza di risorse o per ostacoli organizzativi, rinunciano a curarsi, mettendo a rischio la propria salute. Anelli parla chiaro:

“Oggi ci sono sei milioni di persone che, per ragioni economiche o burocratiche, non riescono ad accedere ai servizi sanitari”.

E questa realtà compromette i risultati positivi raggiunti dalla medicina in termini di sopravvivenza.

In questo contesto, il presidente della FNOMCeO lancia un appello forte e concreto: investire nei professionisti della sanità. Medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi e tutte le 31 professioni sanitarie riconosciute sono il perno su cui ricostruire un Servizio Sanitario Nazionale in grado di rispondere davvero ai bisogni della popolazione.
Anelli sottolinea anche il valore della medicina di prossimità e della relazione di fiducia tra medico e paziente:

“Le indagini demoscopiche confermano una grande fiducia degli italiani nei confronti dei medici, soprattutto di medicina generale. Il legame continuo con il proprio medico di fiducia contribuisce ad allungare la vita”.

Ma la fiducia, da sola, non basta. Serve un piano strutturale di rilancio del sistema sanitario che parta dal capitale umano. La crisi della sanità non può essere affrontata solo con riforme organizzative o razionalizzazioni: è necessario valorizzare chi ogni giorno opera nei reparti, nei pronto soccorso, nei territori. La formazione, la stabilizzazione del personale, il riconoscimento economico e professionale sono strumenti essenziali per garantire un'assistenza efficace e capillare.
Il messaggio di Anelli è chiaro:

“Il Servizio Sanitario Nazionale ha bisogno soprattutto di persone. Di professionisti formati, motivati, ascoltati. Sono loro che possono cambiare la vita degli italiani”.

In un'epoca in cui la salute pubblica è messa sotto pressione da invecchiamento demografico, cronicità e nuove vulnerabilità sociali, la medicina non può essere solo una voce di bilancio. È una scelta politica e sociale, che chiama in causa il modello di Paese che vogliamo costruire.
Anelli invita le istituzioni ad ascoltare chi vive ogni giorno la realtà del sistema sanitario, per costruire riforme condivise e sostenibili. Perché, conclude, “la qualità della vita non può essere una variabile secondaria in un’Italia che vuole definirsi civile e giusta”.

Guarda il video: https://youtu.be/W4bkDwyRS10